giovedì 26 agosto 2021

Il cimitero di San Pietro Spadafora

 

Pippo Geraci


Il cimitero di San Pietro Spadafora
A San Pietro nel medioevo, come nel resto d’Italia, c’era l’usanza di tumulare i defunti nelle chiese o negli spazi adiacenti consacrati. Poco importava l’esatta locazione delle ossa, purché esse rimanessero presso i santi o in chiesa, vicino all’altare della Vergine o del Santissimo. Il corpo era affidato alla Chiesa. Infatti, a quell’epoca, non esisteva l’idea che il defunto dovesse essere custodito in cassa tutta sua e identificato. Non importava cosa ne facesse la Chiesa dei poveri resti, l’importante era invece che li conservasse nel suo sacro recinto.
L’usanza voleva che i cadaveri si seppellissero in grandi fosse comuni o, per le spoglie dei defunti più ricchi, all’interno delle chiese, solitamente sotto le lastre del pavimento e poi in ossari.
Una svolta decisiva fu il famoso editto napoleonico di Saint-Claud del 1804, applicato in Italia dal 1806, che impose ufficialmente il divieto di sepoltura dentro e fuori delle chiese. Di fatti, la crescita demografica dei centri urbani e l’insorgere di problemi igienici causò il divieto della pratica e la creazione di appositi cimiteri delocalizzati dai centri abitati, fuori dalle mura cittadine, e con tombe individuali.
Il nuovo editto fu imposto anche a San Pietro e presto accettato dall’amministrazione locale, con capo il sindaco pro tempore Filippo Muscianisi, che stilò in maniera dettagliato il progetto del nuovo cimitero. Questo fu costruito presso un piccolo appezzamento di terreno dopo il ponte di Mannello, vicino via Ciantro. Il cimitero di San Pietro fu utilizzato fino alla fine dell’autonomia comunale.
Dal 1911 di notevole importante risultò l’istituzione della Società Operaia di Mutuo Soccorso “Luigi Fulci”, con sede in via Policastrelli a San Pietro, che diffuse gli ideali di solidarietà ed attenzione ai defunti e ai loro perenti.
Oggi il camposanto di San Pietro ospita al suo interno cinquantaquattro salme ed è curato amorevolmente da volenterosi cittadini, in particolare, per tanti anni, da don Salvatore Saporita (il sarto). Dal 2000, il Sig. Saporita ha lasciato il testimone a Maurizio Munafò, capo del Comitato spontaneo per la cura e salvaguardia del piccolo cimitero sanpietrino.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto
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