Il percorso
proposto è un classico per gli amanti dell’escursionismo, all’interno di un
territorio di alto valore storico, ambientale e dalle spettacolari vedute
panoramiche.
A confermare la
rilevanza naturalistica e ambientale è la riscoperta e la fruizione del
percorso, in una natura ricca e incontaminata, che conduce all’antica fonte di
“Sant’Opolo”, nella parte iniziale del promontorio di Milazzo, dove anticamente
le donne attingevano l’acqua per i bisogni familiari.
<L’antica mulattiera è stata resa agibile grazie
all’ impegno di alcuni giovani milazzesi del gruppo “I sentieri della penisola” con : Francesco
Pensabene , Francesco Currò, Carolyn Berger, Alessia Visalli, Carmelo Isgrò, Massimo
Merlino, Francesco Grillo, Davide Trio, Salvo Milioti, Antonio Buccafusca ,
Dino Costa e tanti altri volontari . Il sentiero, inaugurato il 7 marzo c.a., in passato era stato
realizzato dal volontariato nazionale di Legambiente, ma danneggiato da una
frana nei primi anni del 2000”>.
Il nostro itinerario è un percorso adatto a tutti basta
essere forniti del giusto abbigliamento sportivo, avere a disposizione due ore circa da potere dedicare ad un cammino
ad anello di circa 7 chilometri. Si parte
dalla Chiesa di San Giacomo (protettore
dei pellegrini, camminatori e viandanti) nel centro della città, il viaggio si snoda fra la riviera di levante e quella
di ponente.
Partendo dalla Marina Garibaldi si procede verso nord, passando
da Vaccarella, caratteristico quartiere dei
pescatori, si procede per la strada Panoramica (via On. Aldo Moro) e dopo circa
due chilometri e mezzo si arriva al ristorante “Salamone”. Di fronte si trova
uno spiazzo sterrato da cui si imbocca un ripido sentiero in salita, con una cinquantina di
gradini in terra battuta, che conducono alla storica fonte di “Sant’Opolo”.
<Giù in fondo ad
una scalinata ricoperta di muschio, espressione altissima della salute della
natura del posto, all'improvviso appare la Fonte di S. Opolo, che prende il
nome dalla Chiesa di epoca bizantina esistente nelle sue vicinanze, dedicata al
culto di Sant'Euplio Martire, Diacono Catanese, chiesa purtroppo andata perduta
nel secolo XVII, di cui lo storico Perdichizzi scriveva che era molto
frequentata, per la devozione al santo e per la delizia del posto, essendo in
un seno tra due promontori, con una fonte di acqua limpidissima che conserva il
nome del Santo, dove il pellegrino soleva dissetarsi.
Per arrivare giù alla fonte, esiste
una scalinata in pietra antica con quattordici gradini, circondata da mura alte
tre metri. Qui il silenzio che regna sovrano, è a tratti interrotto dal
cinguettio delle rondini e del fischio dei merli, oltre che dallo scrosciare
continuo dell'acqua limpida dalla cannula. Al di sopra della fonte esiste un
pozzo, ulteriore punto di prelievo; la gente del luogo ne usufruiva per
integrare le scorte di acqua delle cisterne, raccolte dai tetti nelle giornate
di pioggia, così come avevano appreso dagli Arabi venuti a Milazzo nel '900>
(La
Fonte di S. Opolo a Capo Milazzo di Claudio Italiano).
Si lascia la “fonte di Sant’Opolo” e si prosegue, salendo una
cinquantina di gradini in cemento, si arriva sulla strada in contrada Sant’Opolo,
percorso un centinaio di metri si arriva in via Bevaceto, si prosegue prima per
via Addolorata, dopo per via delle Ginestre, fino ad imboccare la via Manica. E’ una stretta strada
che, percorsi cinquecento metri circa, porta alla
scalinata omonima, ma prima di discenderla è opportuno proseguire per un centinaio di metri in avanti e arrivare
alla “casetta rossa”, dove si rimane
incantati per la bellezza del luogo. Si scruta l’intero golfo di Ponente o di
Patti, che conduce inesorabilmente l’osservatore a stupirsi del magico panorama che solo la baia del Tono può offrire. Da qui si ammira la costa della «’Ngònia» con il suo mare azzurro smeraldo, e
ancora più lontano si può osservare il
“cuore” della Sicilia con i verdi monti
Peloritani e Nebrodi, il promontorio di
Tindari e il gigantesco vulcano Etna.
Ritornando indietro di
un centinaio di metri, scendiamo la scalinata della Manica, fino ad arrivare alla
piazzetta della BAIA DEL TONO «’Ngònia» per i milazzesi, <che preferiscono ancora utilizzare l’antico
termine greco “angolo” per indicare appunto questo incantevole e meraviglioso
angolo della città, in cui la spiaggia, rettilinea per chilometri, curva tutto
ad un tratto, piegandosi col costone roccioso e con le scogliere in una
meravigliosa vista mozzafiato, impreziosita dall’azzurro mare del Tono>. Qui
si trova la spendita piazzetta della “ ‘Ngonia del Tono” con la sua chiesetta
votiva del 1500 dedicata ai SS. Filippo e Giacomo ed ora alla Madonna del
Tindari. E’ detta anche piazza del Tono, perché una volta vi veniva calata una
importante tonnara, una delle più importanti tra le sei che vi erano a Milazzo.
Proseguendo verso sud per la via Tono, dopo un chilometro
circa, si gira a sinistra per la via Nettuno per affrontare la salita “Porticella”,
uno stretto sentiero a scalini, che passa sotto le antiche mura della “città
murate” del castello di Milazzo. (Ha una superficie di oltre 7 ettari e
rappresenta la cittadella fortificata più grande di Sicilia; 12.070 mq sono coperti
da fabbricati e si staglia sul paesaggio di Milazzo alla sommità dell’antico
“Borgo” configurandosi come uno dei complessi fortificati più significativi
d’Europa).
Su uno spigolo delle
antiche mura arabe si può
ammirare lo “scarabeo” o “gli occhi di Milazzo”, (composto da blocchi neri di pietra lavica, è inserito in uno sperone
delle mura medievali del castello, direzionato verso l’oriente solstiziale, il
punto astronomico da cui sorge il sole il 21 giugno. Probabilmente
in origine la decorazione riproduceva soltanto “due occhi”. Ai nostri giorni
sono giunte svariate interpretazioni: da semplice decorazione ad “elemento di
sorveglianza”, da simbolo di imbattibilità ed inespugnabilità a simbolo di
trasformazione e rinascita, tuttavia si ritiene che il significato più
plausibile sia quello legato alla vigilanza e alla sicurezza della città).
Arrivati alla sommità della salita “Porticella” dalla
piazzetta omonima si può ammirare un bellissimo panorama della costa di Ponente che conduce lo sguardo fino alle isole
Eolie.
Imboccata la via Giuseppe Cambria si passa vicino al cimitero
per immettersi a desta in via dei Cipressi, si arriva al villaggio Preistorico (il sito ARCHEOLOGICO PREISTORICO di un
villaggio i cui resti sono risalenti all’età del bronzo antico, facies Capo
Graziano, XVIII secolo a.C.), si prosegue per la via Nino Scolaro per giungere
fino all’Erta San Domenico da cui si ammira la riviera di levante con il
bellissimo golfo di Milazzo.
Continuando, si percorre la discesa fino ad arrivare sulla
via Santa Maria Maggiore, girando a destra si arriva alla storica chiesa dei
fatti garibaldini del 20 luglio 1860, percorrendo il Lungomare Garibaldi si
ritorna a San Giacomo punto di partenza.
Foto di Sergio Minniti
Impaginazione di Marialuisa Ghilardi
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