martedì 22 novembre 2016

I Benefici del Camminare, un passo per vivere meglio.

Perché dobbiamo camminare di più? 

Siamo nati per camminare! ultimamente è questa la frase chiave di molte ricerche mediche sul tema. Negli ultimi decenni l'uomo occidentale ha radicalmente cambiato le proprie abitudini di vita quotidiana, diventando sempre più auto-mobile e meno mobile.

Chi ha inventato la scala mobile? Gradini che si muovono. Poi si parla di pazzi. Gente che va su e giù per le scale mobili, negli ascensori, che guida automobili, le porte dei garage che si aprono schiacciando un pulsante. Poi vanno in palestra per smaltire il grasso. Fra quattromila anni non avremo più le gambe, strisceremo direttamente sul culo, o forse rotoleremo come matasse di rovi.

La nostra società cammina poco! Non stiamo parlando di economia, ma dello stile di vita di gran parte delle popolazioni occidentali, che negli ultimi decenni hanno visto ridursi drasticamente le distanze che quotidianamente si percorrono a piedi. E' una questione di modelli sociali che subiamo, imposti spesso da aggressive campagne pubblicitarie che ci impongono stili di vita che sono meno sani e più "commerciali", figli di esigenze che vengono create ad hoc da esperti di marketing.
Con lo sviluppo e l'evoluzione del costume sociale siamo andati incontro ad una meccanizzazione di ogni abitudine di vita, oramai utilizziamo l'automobile e lo scooter anche per i più piccoli spostamenti urbani, abbiamo gli ascensori e le scale mobili che ci evitando di salire o scendere a piedi e, addirittura, il grande colosso tecnologico Google ha introdotto la possibilità di fare dei tour virtuali in Africa o di scalare l'Everest, sempre comodamente seduto davanti al tablet osservando immagini a 360°.
Guardando a quest'ultima "innovazione" immagino cosa ne avrebbe pensato uno degli scrittori più geniali, ribelli ed anticonformisti del '900, di cui troviamo una lucida riflessione in apertura di questo articolo, con la quale guardava con graffiante ironia e totale disillusione al destino di una società che vive un paradosso, consistente nel ridurre al minimo ogni movimento, spostamento e interazione, per poi dedicarsi ad un'attività fisica indotta, artificiale, su macchinari da palestra, si tratta in definitiva di un NON movimento.
La questione è prima di tutto sociale e culturale e, solo dopo, medica, perché stiamo vivendo in un'epoca in cui non stiamo perdendo identità o buone abitudini, ma stiamo eliminando esperienze, interazioni e confronti, in definitiva stiamo perdendo la nostra vita. Vi potreste chiedere cosa c'entra col camminare tutto questo, ma i grandi dilemmi affondano spesso le radici in questioni semplici e al tempo stesso essenziali, quale è il nostro vivere quotidiano.
Questa rivista si chiama TREKKING&Outdoor e il suo slogan storico è "camminare per conoscere", ciò significa che ogni nostra pagina, da trent'anni a questa parte, è stata scritta con lo scopo di darvi uno spunto per prendere uno zaino, uscire e camminare alla scoperta del bosco dietro casa, del centro storico della città o... del sud America.
Non è tanto importante dove, ma conta solo come camminate, quale spirito vi spinge a mettere in fila un passo dietro l'altro, come vi connettete con l'ambiente circostante, con quali occhi guardate la strada o il sentiero, se siete mossi o meno dalla volontà di capire e comprendere quello che vi circonda. Il vero problema è l'uomo, non la tecnologia che sviluppa, il problema è l'assolutismo col quale ci appropriamo di un'innovazione, facendoci possedere da essa anziché possederla e utilizzarla. I primi anni 2000 hanno visto uno enorme sviluppo delle innovazioni sociali e comunicative e, come già accaduto con l'automobile, gli ascensori e le scale mobili, ci siamo fatti dominare dall'evoluzione distorcendo la sua funzione.
Tutti gli strumenti sociali, dai network alle app per ordinare la cena e fare la spesa, possono facilitarci la vita ma, se non impariamo a prendere le giuste misure, rischiamo di venire inghiottiti da un vortice, dal quale sarà tanto più difficile risalire quanto più ci appassiona l'innovazione. 
Gli anni '90 ci hanno visto prendere l'automobile anche per fare un isolato, per andare a trovare gli amici che abitano nella via a fianco o per andare a fare la spesa dietro casa, facendo diventare l'assenza di camminare una questione medica, infatti i figli di questa generazione hanno visto esplodere le percentuali di obesi, sovrappeso, diabetici, cardiopatici, tutti condannati dall'assenza di movimento, da corpi rimasti per troppo tempo immobilizzati nella stessa posizione.
Negli anni 2000 invece il progresso rischia di lasciare immobilizzato qualcosa di ancora più prezioso, ovvero la nostra mente. Se è vero, come si dice, che siamo quello che viviamo e che incontriamo sul sentiero della nostra vita, allora stiamo rischiando di diventare "niente", perché tendiamo sempre più a vivere esperienze virtuali, lasciando da parte la vita vera. Anche in questo caso la responsabilità non è dell'innovazione in se stessa, sarebbe come dire che l'alcolismo è colpa del Brunello di Montalcino, ma dell'uso distorto che siamo in grado di farne, le piattaforme sociali dovevano avere la funziona di ri-mettere in contatto persone lontane che, altrimenti, non si sarebbero più potute incontrare.
Ma l'effetto, volenti o nolenti, è stato invece quello di allontanare anche le persone vicine, perché risulta più comodo scambiarsi opinioni e pareri con le app di messaggistica istantanea, più discreto fare conoscenza osservando le foto caricate su Facebook dagli "amici" e meno faticoso visitare il centro storico di Praga con Street View di Google ma, il risultato, è però che una volta spento il computer o lo smartphone si accende un vuoto pneumatico, frutto di interazioni ed esperienze simulate, che lasciano ben poco sulla pelle e nella mente.
Perché l'uomo è un animale sociale, la nostra mente forma i ricordi grazie ad un'infinita combinazione di fattori, l'emozione che si scatena in un contatto, il coinvolgimento creato da un raggio di sole che colpisce il volto mentre si osserva l'orizzonte, l'aneddoto raccontato da un abitante del posto mentre si cammina per un centro storico.
Quindi aprite la porta di casa e uscite, camminate, scoprite e conoscete! Perché se i figli degli anni '80 e '90 hanno dovuto combattere col sovrappeso e la scarsa forma fisica, i figli degli anni 2000 rischiano di dover combattere con l'assenza di umanità e di socialità, e sarebbe una battaglia molto difficile da combattere... quindi.. mettiamoci in Cammino!  
Sono i più piccoli, i bambini che stanno crescendo, coloro che hanno più bisogno di esperienze e contatti col mondo che li circonda
Ecco un elenco di quelli che sono i benefici del camminare, a partire dalla sfera psicologica dell'individuo, fino ad arrivare alla salute fisica e alla prevenzioni di alcune diffuse patologie:

Benefici psicologici:

  • Stimola la produzione di endorfine
  • Abbassa l’ansia
  • Riduce i vissuti depressivi
  • Aiuta a controllare la respirazione
  • Diminuisce la stanchezza
  • Aumenta il livello di energia
  • Migliora le capacità cognitive come attenzione,concentrazione e memoria
  • Induce a stati di rilassamento muscolare più profondo
  • Migliora la qualità del sonno

Benefici Fisici:

  • Previene problemi cardio-vascolari
  • Controlla l’ipertensione
  • Controlla l’obesità
  • Migliora le condizioni di dolore cronico
  • Migliora le condizioni di artrite
  • Migliora la circolazione sanguigna
  • Migliora la digestione e il metabolismo
L'Opinione di
Massimo Clementi
Da: 
http://www.trekking.it/materiali-tecnici/i-benefici-del-camminare-un-passo-per-vivere-meglio.html

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