Foto della camminata del 24 agosto - "la via dei miti" passando dalla mitica grotta di Polifemo (... in totale abbandono ... chissà se un giorno potremmo visitare il famoso antro... "il petrolio della nostra città".
famoso antro.
Foto di qualche tempo fa della mitica grotta di Polifemo e la leggenda ... da leggere.
famoso antro.
Foto di qualche tempo fa della mitica grotta di Polifemo e la leggenda ... da leggere.
Polifemo nell'Odissea
Nell'Odissea Polifemo è un ciclope che è figlio di Poseidone e di Toosa, una ninfa dei mari[1]. Omero ci narra che Ulisse, durante il suo lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, sbarcò nella Terra dei Ciclopi (forse in Sicilia, probabilmente a Milazzo). Spinto dalla curiosità, Ulisse raggiunse la grotta del più terribile di tutti, Polifemo, dove lui e i suoi compagni vennero catturati dal gigante. Vennero, inoltre, mangiati e divorati sei uomini dei dodici scelti da Ulisse per esplorare l'isola.
Intrappolati nella caverna del Ciclope, il cui ingresso era bloccato da un masso enorme, Ulisse escogitò un piano per sfuggire alla prigionia di Polifemo. Come prima mossa, egli offrì al offre del vino dolcissimo e molto forte al Ciclope, con l'intento di inibirgli i sensi ed indurlo in un sonno profondo. Polifemo gradì così tanto il vino che promise a Ulisse un dono, chiedendogli però il suo nome. Ulisse, astutamente, gli rispose allora di chiamarsi "Nessuno". "E io mangerò per ultimo Nessuno", fu il dono del gigante.
Dopodiché Polifemo si addormentò profondamente, stordito dal vino. Qui Ulisse mise in atto la seconda parte del suo piano. Egli infatti, insieme ai suoi compagni, aveva preparato un bastone di notevoli dimensioni ricavato da un ulivo (donatogli, si pensa, da Atena), che una volta arroventato fu piantato nell'occhio del Ciclope dormiente dai Greci. Polifemo urlò così forte da destare dal sonno i ciclopi suoi fratelli. Essi corsero allora alla porta della sua grotta mentre Ulisse e i suoi compagni si nascondevano vicino al gregge del ciclope Polifemo. I ciclopi chiesero a Polifemo perché avesse urlato così forte e perché stesse invocando aiuto, ed egli rispose loro che "Nessuno" (in realtà Odisseo) stava cercando di ucciderlo. I ciclopi pensandolo ubriaco e lo lasciarono allora nel suo dolore. La mattina dopo, mentre Polifemo faceva uscire il suo gregge per liberarlo, giacché lui non sarebbe stato più in grado di guidarlo, Ulisse e i suoi soldati scapparono grazie a un altro abile stratagemma, che faceva parte della terza parte del suo piano. Ognuno di loro si aggrappò infatti al vello del ventre di una pecora per sfuggire al tocco di Polifemo, poiché il Ciclope si era posto davanti alla porta della caverna, tastando ogni pecora in uscita per impedire ai Greci di fuggire. Ulisse, ultimo ad uscire dalla grotta, la fece aggrappato all'ariete più grande, la preferita del Ciclope.
Accortosi della fuga dei Greci, Polifemo si spinse su un promontorio, dove, alla cieca, iniziò a gettare rocce contro il mare, nel tentativo di affondare la nave. Qui Ulisse, spinto dalla vanità, commise un errore. All'ennesimo tiro a vuoto del Gigante, Odisseo, ridendo, ebbe a gridare: «Se qualcuno ti chiederà chi ti ha accecato, rispondi che non fu Oudeis ("Nessuno"), ma Odisseo d'Itaca!», rivelando così il suo vero nome. Polifemo, venuto allora a conoscenza dell'identità del Greco, ebbe a maledirlo, invocando il padre suo Poseidone e pregandolo di non farlo mai ritornare in Patria.
Nell'Odissea Polifemo è un ciclope che è figlio di Poseidone e di Toosa, una ninfa dei mari[1]. Omero ci narra che Ulisse, durante il suo lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, sbarcò nella Terra dei Ciclopi (forse in Sicilia, probabilmente a Milazzo). Spinto dalla curiosità, Ulisse raggiunse la grotta del più terribile di tutti, Polifemo, dove lui e i suoi compagni vennero catturati dal gigante. Vennero, inoltre, mangiati e divorati sei uomini dei dodici scelti da Ulisse per esplorare l'isola.
Intrappolati nella caverna del Ciclope, il cui ingresso era bloccato da un masso enorme, Ulisse escogitò un piano per sfuggire alla prigionia di Polifemo. Come prima mossa, egli offrì al offre del vino dolcissimo e molto forte al Ciclope, con l'intento di inibirgli i sensi ed indurlo in un sonno profondo. Polifemo gradì così tanto il vino che promise a Ulisse un dono, chiedendogli però il suo nome. Ulisse, astutamente, gli rispose allora di chiamarsi "Nessuno". "E io mangerò per ultimo Nessuno", fu il dono del gigante.
Dopodiché Polifemo si addormentò profondamente, stordito dal vino. Qui Ulisse mise in atto la seconda parte del suo piano. Egli infatti, insieme ai suoi compagni, aveva preparato un bastone di notevoli dimensioni ricavato da un ulivo (donatogli, si pensa, da Atena), che una volta arroventato fu piantato nell'occhio del Ciclope dormiente dai Greci. Polifemo urlò così forte da destare dal sonno i ciclopi suoi fratelli. Essi corsero allora alla porta della sua grotta mentre Ulisse e i suoi compagni si nascondevano vicino al gregge del ciclope Polifemo. I ciclopi chiesero a Polifemo perché avesse urlato così forte e perché stesse invocando aiuto, ed egli rispose loro che "Nessuno" (in realtà Odisseo) stava cercando di ucciderlo. I ciclopi pensandolo ubriaco e lo lasciarono allora nel suo dolore. La mattina dopo, mentre Polifemo faceva uscire il suo gregge per liberarlo, giacché lui non sarebbe stato più in grado di guidarlo, Ulisse e i suoi soldati scapparono grazie a un altro abile stratagemma, che faceva parte della terza parte del suo piano. Ognuno di loro si aggrappò infatti al vello del ventre di una pecora per sfuggire al tocco di Polifemo, poiché il Ciclope si era posto davanti alla porta della caverna, tastando ogni pecora in uscita per impedire ai Greci di fuggire. Ulisse, ultimo ad uscire dalla grotta, la fece aggrappato all'ariete più grande, la preferita del Ciclope.
Accortosi della fuga dei Greci, Polifemo si spinse su un promontorio, dove, alla cieca, iniziò a gettare rocce contro il mare, nel tentativo di affondare la nave. Qui Ulisse, spinto dalla vanità, commise un errore. All'ennesimo tiro a vuoto del Gigante, Odisseo, ridendo, ebbe a gridare: «Se qualcuno ti chiederà chi ti ha accecato, rispondi che non fu Oudeis ("Nessuno"), ma Odisseo d'Itaca!», rivelando così il suo vero nome. Polifemo, venuto allora a conoscenza dell'identità del Greco, ebbe a maledirlo, invocando il padre suo Poseidone e pregandolo di non farlo mai ritornare in Patria.
Purtroppo si presenta così...
Una volta ci facevano anche banchetti di nozze, e...discoteca!
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