giovedì 30 maggio 2024

 

La notte del 12 giugno, a Milazzo, lunghe carovane con centinaia di persone, si incamminano, con i propri famigliari o amici, in pellegrinaggio verso la zona del Capo, per pregare nel santuario rupestre di S. Antonio da Padova e partecipare alla processione nella lunga notte del transito del santo. Mentre, per quanto riguarda il numero 13, è ormai divenuto il suo numero identificativo, non solo sul calendario ma anche a tombola.
Sant'Antonio da Padova è il santo che ha più devoti nel mondo, e sono tante le tradizioni che si ripetono in Sicilia e in tutta Italia, fra queste possiamo citare: la distribuzione del pane di Sant'Antonio, i pellegrinaggi e le processioni solenni in suo onore. Nel resto del mondo, ad esempio in America latina, è usanza tra le donne in cerca di marito tenere una statuetta del santo capovolta, fino a quando questi non farà palesare il probabile sposo. Sant'Antonio è, infatti, considerato il protettore dei viaggiatori, delle donne gravide, della famiglia e dei matrimoni…
In Italia, la devozione al santo è particolarmente sentita tra le città di Padova e Napoli.
A Napoli, in particolare, Sant’Antonio è molto amato in considerazione del fatto che per 15 anni, dal 1799 al 1814, è stato il patrono della città, sostituendo per quei tre lustri l'amatissimo San Gennaro.
ALCUNE NOTIZIE BIOGRAFICHE: A Lisbona il culto è sentito perché il santo nacque lì, nel 1195, da una famiglia nobile nel quartiere Alfama, dove oggi sorge una chiesa a lui intitolata. Quello che noi conosciamo come Antonio di Padova, infatti, al secolo, si chiamava Fernando Martins de Bulhões, noto in Portogallo soltanto come Antonio da Lisbona.
All'età di 15 anni entra fra i Canonici Regolari di Sant'Agostino che erano titolari, per volontà del re Alfonso I del Portogallo e della regina Mafalda di Savoia, dell'abbazia di San Vincenzo nei pressi di Lisbona. Fernando si applica nello studio con ottimi maestri di scienze e teologia e si prepara ad essere ordinato sacerdote.
Nel 1219, all'età di 24 anni, Fernando diventa sacerdote. Aspirando ad una vita religiosa più severa, Fernando riesce a farsi trasferire in un'altra comunità agostiniana, Santa Croce di Coimbra.
Nel 1220 arrivano a Coimbra i corpi di 5 frati Francescani decapitati in Marocco perché predicavano il Vangelo. Quando arrivano i frati del Monte Olivares, giunti per ritirare le salme, Ferdinando confida loro la sua ispirazione nel vivere veramente secondo i precetti del Vangelo. Ottenuto il permesso dal Provinciale Francescano di Spagna e dal Priore Agostiniano di entrare nel Romitorio dei Minori Ferdinando, fa subito la professione religiosa e cambia il suo nome in Antonio. Antonio, sul modello dei cinque frati uccisi in Marocco, desidera portare la parola di Dio agli infedeli, anche se questo comporta il martirio. Chiede, dunque, e ottiene da frate Giovanni Parenti, allora provinciale di Spagna, il permesso di partire. Si imbarca, dunque, con un confratello, frate Filippino di Castiglia, per il Marocco. Ma la febbre malarica lo costringe a letto durante il viaggio. I compagni riescono a convincerlo a rientrare in patria per curarsi. Durante il viaggio di ritorno, però, una tempesta spinge la nave sulle coste della Sicilia orientale.
Nel gennaio 1221, il futuro santo naufraga sulle coste tirreniche tra Tusa e Caronia (ME). Decide però di proseguire il viaggio a piedi, sostando poi presso Milazzo. Soccorso dai pescatori, fu accolto nel convento dei francescani della città. Dopo due mesi di convalescenza, guarisce e, proprio a Milazzo, viene a sapere che San Francesco, il fondatore del suo ordine, aveva convocato i confrati alla Porziuncola di Assisi per il Capitolo generale di Pentecoste (1221), durante il quale sarebbe stato presentato il testo della Regola.
Così, nella primavera 1221, Antonio parte da Messina alla volta di Assisi. Arrivato a Santa Maria degli Angeli, ascolta Francesco, senza conoscerlo mai personalmente.
Terminato il capitolo, nel 1222, Antonio fu inviato come predicatore a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì. Fu poi inviato dallo stesso san Francesco a contrastare in Francia la diffusione dei catari. Trasferito a Bologna e poi a Padova, dove morì nel 1231.
IL CULTO NEL TERRITORIO: A ricordo della presenza del santo sul territorio, le due città di Milazzo e Messina presentano un culto radicato e assai sentito.
Nella cittadina di Milazzo, nell’omonimo capo, sorge il santuario rupestre a strapiombo sul mare. Si racconta che Antonio visitò quella grotta dopo il suo naufragio. La tradizione vuole che ritornerà in seguito in città, seppur per un breve periodo, per continuare l’opera d’evangelizzazione.
<<Non supposizioni ma, certezze circa la presenza di Ferdinando di Bulhoes nome di battesimo di Sant’Antonio da Padova, nel comprensorio di Milazzo>>.
<<Due le tradizioni circa la grotta in cui avrebbe abitato sant’Antonio. Francesco Perdichizzi (1692) dice che, m’entrera occupata da un eremita, vi dimorò Antonio per poche ore e, collocato dagli abitanti un quadro con la sua immagine, mutarono la grotta in cappella. Francesco Napoli (1642) sostiene fosse un rifugio per pescatori e che un eremita, intorno al 1500, la ingrandì arricchendola d’un quadro del Santo rubato poi dai corsari che presto lo restituirono perché i vascelli da lì salpavano sempre col vento contrario. Poco dopo la famiglia messinese Guerrera fece più grande e bella la struttura religiosa, dotandola di marmi e di due altari, dedicati alla Madre di Dio e al Taumaturgo. Durante i bombardamenti del 1943 fu danneggiata la lunga scalinata che porta al santuario, ma i fedeli non furono nemmeno sfiorati. Nel tempo la Sovrintendenza e i fedeli curarono questo tempio ora ricco d’una antoniana statua lignea del 1704, di settecenteschi bassorilievi con i miracoli del Santo, della pala della Madonna della Provvidenza e, al piano superiore, di locali per i volontari e per conservare la vara (carro trionfale) della statua>>.
Dopo la sua canonizzazione 1232, avvenuta con celerità dalla morte nel 1231, la spoglia grotta di Capo Milazzo, divenne luogo di preghiera, e poi un vero e proprio santuario. Questo diventò luogo di culto già nel 1232, e chiesa nel 1575.
Tuttavia, la presenza a Milazzo di Sant’Antonio da Padova non è storicamente documentata, poiché Antonio all’epoca era uno sconosciuto un giovane frate straniero senza incarichi di governo; e fisicamente stremato, difficilmente poteva lasciare tracce del suo passaggio con delle opere. A Milazzo, restano dunque solo i racconti, la lunga tradizione oratoria e il forte culto sul territorio.
Mentre è documentata, quindi certa, la presenza di Antonio a Messina, prima della partenza per Assisi.
P.G.

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